Sentimental bunker

Workshop con Roberto Lucca Taroni
2002

Un'installazione per esprimere il concetto del "guardare", dentro e fuori, come racconto di un mondo reale e immaginario insieme.

Il lavoro di Roberto Lucca Taroni è risultato di diverse fasi di lavorazione del progetto: la fase di raccolta del materiale e di elaborazione sono state svolte presso il MAPP con uno stage di otto incontri che hanno visto il coinvolgimento di sei autori delle Botteghe d'Arte, mentre la fase di di scelta e di costruzione finale dell'installazione sono state svolte nello studio dell'artista.
L'intera operazione è partita dal concetto del "guardare" come sistema di creazione oltre che di apertura di un mondo. Per questo è stata eseguita un'ampia ricognizione fotografica sui luoghi del vissuto dei sei coautori e sono state elaborate tre opere fotografiche in forma di "finestre" che risultano contemporaneamente reali ed immaginarie. Inoltre il concetto del "guardare" è stato allargato a quello del "descrivere": una sorta di colonna sonora, con una serie di racconti partiti dall'elaborazione dei luoghi fotografati, accompagna l'installazione, precedendola all'esterno dell'edificio.
L'aspetto fortemente metaforico del "guardare" entra in rapporto dialettico con le tre "finestre" tramite il lavoro più propriamente legato alla recente attività di Lucca Taroni: il pavimento del salone al Padiglione 7 è stato trasformato in un gigantesco intarsio che riproduce la pianta di un bunker – che l'artista chiama "Sentimental Bunker", a indicare la valenza metaforica del luogo, inteso come rapporto conflittuale tra "dentro" e "fuori" – e in due grandi fotografie che, riprese con il fish-eye, riproducono altrettanti interni di abitazioni diversissime – un interno altoborghese e la stanza di un immigrato clandestino -, e dove la deformazione del guardare, visivamente evidenziata dalla ripresa grandangolare, paradossalmente unifica le immagini, rendendo quasi impossibile distinguere le due condizioni sociali, seppure diverse. Così, la difficoltà e la fatica del "guardare" – cioè il raccontare l'apertura di un mondo – si ritrova in tre "stazioni" ideali, collegate tra loro dalla compresenza di analisi psicologiche, personali, storiche e sociali, ma anche dalla coscienza della possibilità del superamento del disagio attraverso il dialogo, l'elaborazione linguistica e la restituzione narrativa del mondo stesso.

L'artista Roberto Lucca Taroni: nasce nel 1957. Artista visivo e designer, vive e lavora a Milano e Berlino. Fin dall'inizio della sua attività ha creato e sviluppato un ambizioso e complesso progetto di opera d'arte totale che prevede costanti incursioni nelle diverse discipline artistiche. Nel 1992 ha fondato lo Studio Branco insieme a Silvia Fiorentino, uno studio polivalente dove costantemente trovano respiro opere di architettura, exhibit design, forniture design, multimedia, video, scenografia e public che si è contraddistinto sin dall'inizio per la molteplicità dei suoi ambiti operativi. Ha collaborato in diverse occasioni con il MAPP e gli Autori delle Botteghe d'Arte.